︎︎︎ Call for Abstracts
STOÀ
Journal n. 5, anno II, 3/3, Autunno 2022
[Workshop]
Nel corso degli ultimi decenni nel competitivo panorama dell’educazione universitaria si è andato affermando un nuovo modello pedagogico: il workshop.
Questo modo specifico di insegnare e apprendere si basa su obiettivi pedagogici circoscritti, spesso perseguiti collettivamente e in un tempo molto limitato. Mentre i normali percorsi accademici offrono agli studenti programmi pluriennali per acquisire un’ampia gamma di competenze e saperi, i workshop sono il risultato di un lavoro collaborativo, concentrato nel tempo e nello spazio, dove il valore complessivo dell’indagine prevale sul contributo individuale. Se all’interno dei corsi di studio si propone una conoscenza olistica e progressiva, il workshop è rapido e parziale.
L’agilità del workshop si riflette anche nella sua organizzazione. Essendo un modello pedagogico ed economico flessibile, i workshop possono svilupparsi anche al di fuori dei tradizionali percorsi accademici coinvolgendo una molteplicità di individui e soggetti collettivi e di istituzioni pubbliche o private. Collaborazioni intense in un periodo di tempo limitato permettono di mettere a sistema metodi e saperi diversi, e di affrontare questioni complesse con approcci non convenzionali. Al contempo la velocità di produzione rende il workshop un modello particolarmente efficace osservato dal punto di vista comunicativo. Proposte creative e processi progettuali sperimentali, con esiti spesso provocatori, rispondono perfettamente alla sempre crescente domanda di immagini da condividere attraverso i social network. Per queste stesse ragioni il modello del workshop è proliferato rapidamente non solo nel campo dell’educazione ma anche tra le aziende che ricercano modelli di formazione, gestione e produzione innovativi.
Nell’ambito dell’insegnamento del progetto di architettura i workshop possono prendere molte forme: alcuni sono orientati alla trasmissione di competenze specifiche, relative per esempio a tecniche di rappresentazione o all’apprendimento di software; altri sono pensati come esperimenti pedagogici intensi e concentrati in un breve tempo; altri ancora indagano temi e questioni specifiche attraverso seminari e dibattiti. I workshop sono spesso contestuali, ossia relazionati a condizioni, temi e attori di specifici luoghi. La flessibilità di questo modello permette a studenti, docenti e professionisti provenienti spesso da contesti ed esperienze diverse, di interagire con soggetti portatori di saperi locali specifici. L’intersezione di queste diverse scale e dimensioni del sapere può produrre strategie e soluzioni con un impatto reale sulle comunità locali, ma anche offrire uno strumento per manipolare le condizioni esistenti a favore di interessi esterni.
A partire da queste premesse, si intende offrire una ricognizione a livello globale del
workshop come metodo alternativo per l’insegnamento della progettazione architettonica. Si intenderà raccogliere resoconti critici e analisi di esperienze che riflettano sulle potenzialità, sui meccanismi organizzativi e possano costruire una genealogia della pratica del workshop come strumento pedagogico per comprendere e mettere in discussione la sua importanza di fronte alle mutevoli sfide sociali e disciplinari dell’educazione nel campo dell’architettura.
Si accetteranno contributi capaci di incardinarsi in uno o più temi tra i seguenti:
1. Il workshop e la realtà. Il workshop evoca un luogo di cooperazione, di intensi dibattiti e ad aperture epistemologiche. Questo modello può essere uno strumento e uno spazio di lavoro efficace nell’affrontare la realtà in continua trasformazione della città e dei paesaggi contemporanei e l’altrettanto instabile condizione della professione? Quali significative connessioni può costruire il modello pedagogico del workshop tra la produzione del sapere e i processi materiali di trasformazione della realtà?
2. Critica o marketing. Il workshop è uno strumento affilato, radicale e di tendenza. Fino a che punto questo approccio pedagogico può essere considerato una critica ai modelli accademici tradizionali? Può il modello workshop mettere in discussione alcuni aspetti procedurali tipici dell’organizzazione accademica o è soltanto uno strumento di marketing per un campo dell’educazione divenuto anche impresa commerciale? Quali sono i modelli organizzativi ed economici del workshop e le conseguenze della grande flessibilità di questa forma di produzione?
3. Reti e isole. Il workshop mette in discussione la tradizionale insularità dell’ambiente universitario collocando i partecipanti a contatto diretto con la geografia e le risorse di specifici luoghi.
Al contempo questi modelli possono proporre uno spazio didattico flessibile, nomadico, temporaneo, fondato sull’aumento della mobilità e degli scambi su scala globale. Quali sono le sfide e le opportunità nel connettere queste diverse dimensioni dello scambio e della produzione di saperi?
Sono accettati contributi capaci di mettere in campo una o più azioni tra le seguenti:
→ riconoscere tratti comuni nelle molteplici esperienze internazionali contemporanee;
→ comprendere e descrivere indirizzi e modelli culturali di riferimento, così come le inferenze derivate, tra le altre discipline, dalla storia, dall’arte, dalla filosofia, dall’antropologia, dalla letteratura, dalla geografia, dalla sociologia e dall’economia funzionali all’insegnamento del progetto di architettura;;
→ esemplificare, attraverso la loro concettualizzazione, specifiche esperienze didattiche, capaci di diventare espressioni sintetiche ed efficaci di un saper fare scuola progettato e progettante;
→ intrecciare narrazioni e ricerche, teorie e congetture, provando a verificarne le condizioni di partenza e confrontandole con i risultati ottenuti in ambito accademico;
→ tracciare un limite condivisibile dalla comunità scientifica di riferimento entro cui posizionare criticamente e tendenziosamente idee e progetti (di didattica), al fine di costruire un insieme sostanziandone le ragioni.
L’abstract di massimo 2500 battute e corredato da tre immagini dovrà essere inviato in file .doc all’indirizzo: redazione@stoajournal.com
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︎︎︎Linee Guida
︎︎︎Deadline: 23/05/2022
Gli autori dei contributi accettati verranno informati entro il 30/05/2022.
Per la pubblicazione sulla rivista cartacea l’articolo dovrà essere redatto entro il 18/07/2022 in forma di saggio scientifico, corredato da note, bibliografia e iconografia, per un massimo di 20.000 battute (spazi, note e bibliografia inclusi) e 10 immagini di cui si possiedano i copyright.
Tutti i saggi nella loro forma definitiva saranno sottoposti ad un procedimento di valutazione tra pari secondo i criteri della Double-Blind Peer Review.
La call è aperta a dottorandi, dottori di ricerca, ricercatori, professori e a tutti gli studiosi accademicamente impegnati nell’insegnamento dell’architettura.