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STOÀ
Journal n. 9, anno IV, 1/3, Inverno 2024
[Interferenze]
L’architettura dipende da un numero estremamente rilevante di fattori indipendenti dal controllo diretto dell’architetto. Negli anni, la specializzazione dei processi produttivi e, più in generale, la complessificazione delle condizioni di questi modi della produzione hanno notevolmente acuito questa dipendenza, rendendola più che evidente. Tanto che, oggi, è difficile vedere ancora il progetto architettonico come un semplice strumento di proiezione diretta di un’idea, dalla sua formazione alla sua costruzione, e l’architetto come autore delle opere, quando ormai il suo ruolo principale è quello di gestire tutti questi fattori, coordinando i diversi approcci metodologici, i saperi e le pratiche che concorrono alla trasformazione dello spazio costruito.
Si può dire, cioè, che il progetto architettonico sia definito da un serie non sempre definita di interferenze, intese nel triplice significato di fattori cooperanti, di sovrapposizioni indipendenti e di indebite ingerenze. L’educazione dell’architetto e, in particolare, l’insegnamento del progetto non possono non tenere conto di questo dato, visto anche l’impatto che le contingenze emergenti in ambito ambientale, economico e sociale stanno avendo sulla professione. In questo numero di Stoà non ci interrogheremo sulla necessità di saper riconoscere, gestire e fare buon uso di queste interferenze, siano esse teoriche, culturali, disciplinari, tecniche, giuridiche, economiche, politiche, sociali… Piuttosto, guarderemo a come farlo, provando a capire le modalità e le metodologie con cui queste possano essere impiegate in senso produttivo.
Ci interrogheremo quindi sulle potenzialità e sulle criticità di questi fattori esterni alla disciplina, fra profondità ed estensione, attraverso una ricognizione di pratiche didattiche ed esperienze pedagogiche in corso che riguardino la loro valorizzazione, siano esse riferite a modelli istituzionali o sperimentali, estemporanei o programmatici. L’obiettivo è quello di costruire una costellazione di pratiche e di posizioni culturali che fanno dell’interferenza, interdisciplinare o extradisciplinare, uno strumento funzionale all’apprendimento, con diversi gradi di integrazione rispetto al tema della simulazione progettuale complessa.
In questo senso, sono tre gli argini tematici entro cui si propone di raccogliere riflessioni critiche:
→ Interferenze come integrazioni
Il numero dei saperi specialistici che concorrono alla trasformazione dello spazio costruito è ormai oltre la capacità di controllo diretto di una singola persona e, per questo, negli anni, sono stati messi a punto diversi strumenti di integrazione fra discipline diverse. In che maniera è possibile articolare progetti complessi in una serie di fasi pensate per investigare in profondità alcuni temi specifici, senza per questo perdere la visione d’insieme? Quali modelli di integrazione hanno maggiori potenzialità di riuscita in termini di coordinamento e armonizzazione? Rispetto a quali discipline?
→ Interferenze come incursioni
Il progetto non è solo influenzato da fattori produttivi extradisciplinari, ma anche da tutta una serie di contingenze, economiche, politiche o sociali, che, pur rispondendo alle trasformazioni del reale, sembrano volerlo strappare alla sua apparente linearità. In che modo la sperimentazione didattica è in grado di assorbire e di tradurre in senso produttivo tutte queste contingenze? È sempre necessario farlo o esistono ragioni fondanti che riportano al tema dell’autonomia disciplinare? Come bilanciare eteronomia e autonomia in senso produttivo?
→ Interferenze come metodo
I fattori interni al controllo diretto dell’architetto non sono solo esterni ma anche interni, visto che in moltissimi casi l’idea progettuale nasce da ossessioni personali, conoscenze tacite e preferenze inconsce. Com’è possibile mettere a frutto questo bacino di interessi nel campo di un progetto complesso? Come far emergere e riconoscere ciò che in molti casi, pur essendo fondante, resta implicito? Qual è il valore di questi interessi personali e con quale grado è opportuno rientrino esplicitamente nella didattica del progetto?
Sono accettati contributi capaci di mettere in campo una o più azioni tra le seguenti:
→ riconoscere tratti comuni nelle molteplici esperienze internazionali contemporanee;
→ comprendere e descrivere indirizzi e modelli culturali di riferimento, così come le inferenze derivate, tra le altre discipline, dalla storia, dall’arte, dalla filosofia, dall’antropologia, dalla letteratura, dalla geografia, dalla sociologia e dall’economia funzionali all’insegnamento del progetto di architettura;
→ esemplificare, attraverso la loro concettualizzazione, specifiche esperienze didattiche, capaci di diventare espressioni sintetiche ed efficaci di un saper fare scuola progettato e progettante;
→ intrecciare narrazioni e ricerche, teorie e congetture, provando a verificarne le condizioni di partenza e confrontandole con i risultati ottenuti in ambito accademico;
→ tracciare un limite condivisibile dalla comunità scientifica di riferimento entro cui posizionare criticamente e tendenziosamente idee e progetti (di didattica), al fine di costruire un insieme sostanziandone le ragioni.
L’abstract di massimo 2500 battute, il cui titolo dovrà essere preceduto dall’inserimento di una singola parola chiave, e corredato da tre immagini dovrà essere inviato in unico file .doc: redazione@stoajournal.com
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︎︎︎Linee Guida
︎︎︎Norme Editoriali
︎︎︎Deadline: 30/09/2023
Gli autori dei contributi accettati verranno informati entro il 15/10/2023.
Per la pubblicazione sulla rivista cartacea l’articolo dovrà essere redatto entro il 15/12/2023 in forma di saggio scientifico, corredato da note, bibliografia e iconografia, per un massimo di 18.000 battute (spazi, note e bibliografia inclusi) e 8 immagini di cui si possiedano i copyright.
L’articolo proposto dovrà essere inedito, dai contenuti originali e mai apparsi in altra rivista a stampa o diffusione digitale o volume.
Tutti i saggi nella loro forma definitiva saranno sottoposti a procedimento di valutazione tra pari secondo i criteri della Double-Blind Peer Review.
La call è aperta a dottorandi, dottori di ricerca, ricercatori, professori e a tutti gli studiosi accademicamente impegnati nell’insegnamento dell’architettura.