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︎︎︎             Biblioteca STOÀ                                         STOÀ 4. Esercizi




La filosofia della composizione
Edgar Allan Poe

1846



Come compongo comporre



Il saggio The Philosophy of Composition di Edgar Allan Poe viene pubblicato per la prima volta nel 1846 nel «Graham’s American Monthly Magazine of Literature and Art» e sottolinea quanto per un autore, soprattutto per un poeta, sia fondamentale la costruzione di una precisa struttura compositiva a supporto dell’opera letteraria. Non, quindi, un’estatica intuizione o una splendida frenesia, ma piuttosto uno studio accurato e un lavoro sulla tecnica della composizione è alla base del processo creativo per Allan Poe che descrive, in questo breve saggio, come si struttura l’intuizione e la stesura di una poesia. Come scrive Luigi Lunati, nella nota conclusiva del saggio dell’edizione del 2012 pubblicata da La Vita Felice, «Prassi della composizione sarebbe forse un titolo più adeguato, se non addiritturaCome io compongo un’opera, o Come ho scritto»[1], infatti il testo più che una riflessione teorico-filosofica sull’arte della composizione è una sorta di micro-manuale che avvicina il lettore a scoprire e conoscere gli esercizi, gli espedienti e le scelte che sono dietro la composizione di una poesia. Edgar Allan Poe sceglie una delle sue opere più conosciute The Raven [Il Corvo] e inizia a «descrivere passo per passo il procedimento attraverso il quale un qualsiasi suo lavoro raggiunge la sua veste finale»[2].
Il breve saggio scaturisce dalla necessità di smontare la convinzione che ogni opera nasca da una sottile intuizione estetica ma piuttosto sia l’esito di «tutte le ruote e i pignoni, e i marchingegni per lo spostamento delle scene, e le scale a pioli e le botole, e i tiri di canapa, e il colore rosso e le tacche in nero che, in novanta casi su cento, costituiscono lo strumentario dell’istrione letterario»[3]. Nel descrivere il modus operandi della composizione della sua più nota poesia, Edgar Allan Poe individua tre punti sostanziali che dovranno essere considerati nella stesura di un’opera letteraria: la lunghezza; il tipo di suggestione o effetto che si intende suscitare nel lettore e infine il tono generale del racconto.
La necessità di avere un componimento di una certa lunghezza dipende da come viene intesa la lettura dell’opera. Nel caso specifico di una poesia, è necessario che sia priva di interruzioni. La lunghezza di un componimento poetico non può essere fissata a un preciso limite ma ha una stretta relazione con la sua qualità, ovvero con l’effetto poetico che si intende raggiungere. Per bilanciare le attese del pubblico e della critica e affinché dalla lettura della poesia possa emergere l’intensità poetica attesa, Allan Poe fissa la lunghezza del componimento intorno ai cento versi che non saranno disattesi ne Il Corvo che sarà costituito di centootto versi.
Il secondo aspetto da considerare quando si compone una poesia è la suggestione che si intende restituire a colui che legge ogni singolo verso. È necessario smuovere non solo il cuore del lettore ma l’intera anima e più di ogni altra cosa la Bellezza «è il solo legittimo criterio che regni nella poesia». Quella stessa Bellezza che è capace di elevare il genere umano e che solo il vero poeta sarà in grado di fare emergere per delineare così l’atmosfera dell’opera.
L’ultimo aspetto è il tono generale che si intende evocare. Tristezza e malinconia rappresentano i principali sentimenti evocati dai versi de Il Corvo descrivendone, così, il carattere generale.
Definite queste tre questioni, prima di iniziare a scrivere il componimento poetico, è utile scegliere quell’espediente tecnico-compositivo che diverrà ricorrente e caratterizzante in tutta l’opera. Nel caso descritto la ripetizione proverà a ripercorrere la stessa parola diversificandone l’espressione e il significato. La ricerca di una sonorità capace di essere affine tanto al tono che alla necessità di dover variare continuamente si esplicita in quel nevermore che rimbomba, risuona e risponde alle domande del giovane amante trafitto dal dolore della perdita della sua amata.
Raccontare come un processo di creazione prende forma è senza dubbio complesso, spesso legato alla specifica formazione dell’autore e alle influenze culturali e sociali del contesto più prossimo, ma è allo stesso tempo un passaggio necessario a far comprendere che l’intuizione – soprattutto per chi è alle prime armi – è parte di un processo che richiede una sequenza di operazioni perfettibili, un allenamento necessario.
La filosofia della composizione potrebbe essere considerato un primo micro-manuale a supporto di tutti coloro che affrontano nelle diverse arti – dalla poesia fino alla musica e all’architettura – un esercizio di composizione. Un saggio che esplicita quei principi necessari a distogliere dalla mente di chi osserva che un’opera sia frutto di una semplice frenesia ma piuttosto l’esplicitazione – attraverso degli esercizi di stile – di un costante lavoro che si fonda su precise scelte e un’incessante ricerca. Recensione di Marianna Ascolese



[1] Edgar Allan Poe, La filosofia della composizione (1846), a cura di L. Lunati, La Vita Felice, Milano 2012, p. 57.
[2] Ivi, p. 15.
[3] Ivi, p. 17.



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2021 - Published by Thymos Books
ISSN  2785-0293