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The Second Digital Turn
Mario Carpo

2017


Il lavoro di Mario Carpo sulla rivoluzione digitale in architettura ha acquisito, nel corso dell’ultimo decennio, un’importanza seminale in ambito internazionale, fornendo strumenti storici, critici e teorici a una generazione di architetti che si trova ad affrontare un mondo in rapida trasformazione tecnologica e professionale.
Per questo motivo il libro recensito in questa sede, The Second Digital Turn: Design Beyond Intelligence, non può essere interpretato come un’opera isolata, ma contestualizzato tra gli scritti di Carpo dedicati al tema. The Second Digital Turn è un aggiornamento e un ripensamento delle teorie esposte in The Digital Turn in Architecture, del 2012, che a sua volta si configura come un allegato al saggio teorico The Alphabet and the Algorithm, pubblicato nel 2011.
Quest’ultimo tratta della trasformazione digitale attraverso lo studio dell’ascesa e declino del paradigma albertiano come l’insieme di assiomi e pratiche che forma l’essenza della pratica architettonica in occidente: il disegno ortografico come strumento di comunicazione, l’aderenza assoluta del prodotto costruito al disegno, e il conseguente riconoscimento dell’architetto come autore. La parte finale di The Alphabet and the Algorithm è una trattazione speculativa che vede nella rivoluzione digitale la possibilità di scardinare il paradigma: di sostituire il disegno ortografico con modelli dinamici, di disciogliere l’autore in comunità di designer partecipativi e con competenze diverse, e di conseguenza di rendere circolare la consequenzialità tra disegno e edificio.
Aprendosi con il riconoscimento che questa trasformazione si è compiuta solo in parte, The Second Digital Turn riprende le fila del ragionamento in modo più maturo e consapevole, approfondendo i temi già trattati e portandoli in un contesto complesso e transdisciplinare che trascende la teoria e la storia dell’architettura in senso stretto: rimanendo saldamente ancorato alla disciplina architettonica, Carpo tratta di epistemologia, matematica, economia, psicologia percettiva.
Focalizzandosi sull’emergere delle conseguenze epistemologiche relative all’uso di algoritmi e della fabbricazione digitale, l’autore esplora le potenzialità, insite nelle tecnologie a disposizione, di superare idee radicate da secoli nella disciplina, dall’immagine prospettica, alla standardizzazione, alla possibilità di istituire pratiche professionali partecipative e democratiche.
Tuttavia, The Second Digital Turn abbandona l’atteggiamento ottimista verso la tecnologia caratteristico del libro precedente, riconoscendo invece il senso di ansia e alienazione di fronte al processo dirompente (disruptive) dell’innovazione. È con questa consapevolezza che Carpo ribadisce la necessità di sviluppare un pensiero critico e teorico, anche nell’era della rivoluzione digitale. «I computer non hanno bisogno di teorie, ma noi sì»[1], scrive nella postfazione, datata 29 dicembre 2016. Il superamento del paradigma albertiano non è il frutto spontaneo di una dialettica legata all’innovazione tecnologica, ma richiede una volontà collettiva, forte, e un considerevole sforzo intellettuale.
Concludo con una breve nota a margine: è significativo il fatto che non esista, al momento in cui scrivo (aprile 2022), una traduzione in italiano diThe Second Digital Turn o di The Alphabet and the Algorithm. Escludendo il paradigma albertiano – visto come un modello desueto che è necessario superare nel contesto contemporaneo - l’Italia è assente dalle due pubblicazioni. La posizione critica di Carpo sullo stato intellettuale dell’Italia contemporanea non è un segreto, come testimonia il suo recente contributo per la rivista Log: «Dopo il rigetto del progetto modernista, così vivido tra gli anni Cinquanta e Sessanta, l’Italia non ne ha trovato un altro»[2], scrive. Forse è il momento giusto per cercarne uno nuovo. Recensione di Alberto Geuna



[1] «Computers don’t need theories, but we do», tda.
[2] «Since jettinosing the modernist project, so vivid in the 1950s and 1960s, Italy has not found another», traduzione dell’autore. Mario Carpo, We Used to Be Good, in «Log» n° 53, 2022, p. 127.



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2021 - Published by Thymos Books
ISSN  2785-0293