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︎︎︎             Biblioteca STOÀ                                         STOÀ 4. Esercizi




Showpiece and Utility – Eighteenth Century Staircases
Dirk de Meyer, Kersten Geers
2017


Showpiece and Utility – More Eighteenth Century Staircases

Dirk de Meyer, Marius Grootveld
2018


Utilità e bellezza delle scale napoletane



I due volumi della serie Showpiece and Utility – Eighteenth Century Staircases e More Eighteenth Century Staircases – dedicati alle scale monumentali di alcuni palazzi napoletani, dimostrano l’interesse che la città storica di Napoli continua a suscitare in docenti e studenti di diverse scuole europee di architettura. Quattordici tra i più famosi esempi di scale aperte di palazzi[1] sono stati individuati come casi studio dagli studenti dei seminari di Storia dell’architettura tenutisi tra il 2017 e il 2018 tra il Dipartimento di Architettura e Urbanistica dell’Università di Ghent e Napoli, coordinati da Dirk De Meyer, docente e curatore delle due raccolte di lavori didattici.
Per gli studenti e docenti belgi, studiare il palazzo ha rappresentato in realtà una modalità per approfondire un determinato modo di fare città; una strategia di insediamento tipica del Settecento napoletano, l’inserimento di un nuovo corpo di fabbrica[2] all’interno di un contesto consolidato modificandone il tessuto dall’interno. L’«audacia»[3] delle ristrutturazioni settecentesche a opera di architetti come Ferdinando Sanfelice e Nicola Tagliacozzi Canale hanno definito una manifestazione architettonica tipica della città di Napoli: la scala aperta, facciata interna, quinta scenografica della vita di palazzo, luogo dove lo spazio semipubblico della corte si insinua nei piani superiori in una serie di gradi di intimità[4] via via crescenti, fino allo spazio della casa. Realizzazione concreta di quella porosità[5] descritta da Walter Benjamin e Asja Lācis, il tipo del Palazzo e la sua scala ancora oggi costituiscono – insieme ai molti complessi monastici – la cellula di base dell’architettura del centro antico. Le prefazioni rispettivamente di Kersten Geers per il primo volume e di Marius Grootveld per il secondo individuano una serie di questioni fondamentali – la scala come facciata interna, la scala come teatro urbano – osservate con occhi di architetti operanti non immuni al fascino “esotico” di un’architettura appartenente ad un immaginario profondamente diverso dalle consuetudini centroeuropee, precedono due sintetici saggi di De Meyer sul ruolo che la scala ha assunto nel diciottesimo secolo a Napoli, per lasciare spazio alla parte principale dedica dedicata al lavoro degli studenti. Fotografie, disegni e modelli costituiscono gli esiti principali dell’esercizio di scomposizione e ricomposizione delle scale monumentali, che parte da un assunto semplice: imparare dalla storia per assorbire quante più lezioni possibili da poter successivamente applicare nel progetto di architettura. I modelli di gesso – veri e propri protagonisti dei due volumi – materiale dalla tradizione secolare nella rappresentazione dell’architettura, come scrive De Meyer, rappresentano l’esito di un esercizio di osservazione sul campo e di successiva ricostruzione in laboratorio. Modelli ricostruttivi di palazzi, appunto, che richiamano la metodologia di osservazione applicata nelle ricerche sul Centro Antico di Napoli di Lidia Savarese[6], in cui l’analisi tipologica dei luoghi si arricchisce di un carattere di osservazione partecipantepercepibile dagli elaborati prodotti, che tentano di accogliere al proprio interno anche una dimensione interpretativa. Questa si traduce in specifiche modalità di rappresentazione. I disegni in scala – piante e sezioni in bianco e nero – descrivono soltanto l’invaso spaziale che interessa la scala, astraendone le caratteristiche necessarie per lasciarla emergere dalla complessità dello schema planimetrico eliminando ulteriori elementi che possano distrarre dall’oggetto dell’osservazione. A rafforzare tale messaggio, le assonometrie – fatte da campi neri e linee bianche – dichiarano il carattere oggettuale della scala, struttura architettonica autonoma e riconoscibile nelle condizioni spaziali che è in grado di generare. Elemento che nei modelli e nei disegni degli studenti perde il suo carattere di pura utilità e si fa spazio, acquisisce spessore per accogliere la vita del palazzo, arricchisce di senso l’apparente banalità del salire a scapito della rendita; un atto estremamente contemporaneo, che trova nelle due nature di showpiece e utility[7] la cifra tipica dell’architettura destinate a durare.
I due volumi, in definitiva, tentano di individuare un percorso metodologico che riconosce negli esercizi di conoscenza degli edifici e nell’esperienza in situ dell’architettura la modalità prediletta per la costruzione di una consapevolezza progettuale; un percorso non sempre lineare o di facile esecuzione, ma teso a dimostrare che attraverso la storia si può imparare a progettare. Recensione di Luigiemanuele Amabile



[1]Le due corti di Palazzo Sanfelice, Palazzo Di Majo, Palazzo Trabucco, Palazzo Mastelloni, Palazzo d’Afflitto, Palazzo dello Schiantarelli, Palazzo Capuano, le due corti del Palazzo in via Salvator Rosa 103, Palazzo Palmarice, Palazzo Persico, Palazzo in via Atri 3, Palazzo in via S. Maria di Costantinopoli 33.
[2]Le scale aperte napoletane sono per dimensioni e volume considerabili alla stregua di edifici veri e propri.
[3]Cfr. Cesare de Seta, Napoli, Laterza, Roma-Bari 1991; Roberto Pane (a cura di), Il centro antico di Napoli. Restauro urbanistico e piano d'intervento, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1971; Donatella Mazzoleni, Palazzi di Napoli, Arsenale, Venezia 1999.
[4] Cfr. Peter Zumthor, Atmosphäre, Birkhäuser Verlag, Basilea 2006, tr. it. Atmosfere. Ambienti architettonici, le cose che ci circondano, Electa, Milano 2007.
[5]Walter Benjamin, Asja LācisNapoli, in Id. Immagini di città (1971), Einaudi, Torino 2007.
[6]Si vedano Lidia Savarese, Il centro antico di Napoli. Analisi delle trasformazioni urbane, Electa, Napoli 1991; Lidia Savarese, Il centro antico di Napoli. Modelli «ricostruttivi» di palazzi, Electa, Napoli 2002.
[7]“Pezzo d’esposizione” e “servizio, utilità”, [TdA].



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Strumenti per l’insegnamento della progettazione architettonica
2021 - Published by Thymos Books
ISSN  2785-0293