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STOÀ 2. Disegni
Utzonia: From / To Denmark with Love
a cura di Angela Gigliotti, Troels
Rugbjerg
2020
Ridisegnare
l’architettura: un’operazione sensibile
Il volume Utzonia: From / To Denmark with love, edito nel 2020 da LISt Lab, presenta gli esiti di due esperienze pedagogiche, condotte da Angela Gigliotti al DIS[1] e alla Aarhus School of Architecture in Danimarca insieme a Troels Rugbjerg, in relazione alla storia, alla teoria dell’architettura e all’eredità dell’architetto danese Jørn Utzon, Pritzker Prize nel 2003 e figura centrale del panorama architettonico mondiale.
La riflessione iniziale di Rasmus Grønbæk Hansen, responsabile della didattica presso la Aarhus School of Architecture, secondo cui «l’insegnamento non si traduce necessariamente nell’apprendimento»[2], è contestata dagli autori grazie un approccio pedagogico in cui la fase iniziale di apprendimento non è caratterizzata da lezioni frontali ma da un’attenta disamina dell’opera di un maestro. Gigliotti e Rugbjerg provano a trasmettere agli studenti alcuni fondamenti teorici della disciplina dell’architettura adottando una metodologia didattica che parte dalla conoscenza, lo studio e la rielaborazione critico-interpretativa di alcune tra le architetture più note di Utzon.
Il fulcro del volume sta nelle sezioni intitolate Import e Export, che raccolgono quattordici progetti realizzati dall’architetto nella seconda metà del Novecento: la prima categoria è dedicata alla produzione danese, la seconda agli edifici progettati all'estero. Le due sezioni raccolgono i saggi degli autori che introducono e contestualizzano in un framework storico le architetture di Utzon, e le riproduzioni critiche degli studenti dei due corsi, caratterizzate da disegni e modelli fisici.
Per Gigliotti e Rugbjerg, l’indagine delle architetture assegnate assume particolare rilievo nella formazione degli studenti: è una pratica che consente lo sviluppo del ragionamento critico, determinante nella conoscenza del mestiere dell’architetto. Rappresentazioni manuali e tridimensionali diventano così un pretesto per studiare e analizzare a fondo le architetture del maestro; un approccio metodologico che consente a ciascuno studente di costruire una lettura personale dell’opera assegnata, senza trascurare il rapporto tra opera e contesto e le ricadute che le influenze culturali hanno avuto sul progetto e sulla realizzazione dell'architettura oggetto di studio. Un esempio di particolare interesse è il progetto della casa che Utzon realizza per la sua famiglia a Hellebæk, in Danimarca, nel 1952. Sulla rivista norvegese Byggekunst[3], Utzon spiega come l’opera risenta dei modi di abitare locali e di quelli che ha avuto occasione di sperimentare nel corso dei suoi viaggi. La distribuzione degli spazi interni, quindi, è la rappresentazione dello stile di vita che avrebbe voluto condurre in quella casa.
ConUtzonia, gli autori propongono una versione contemporanea del rapporto docente-studente. Il metodo adottato per l’opera di Utzon, che si fonda sulla consapevolezza di un cambiamento di impostazione didattica diversa rispetto al passato – nella prefazione Hansen ricorda come gli aspiranti architetti imparavano direttamente dai maestri di architettura all’École des Beaux-Arts[4] –può essere riproposto per altri maestri dell’architettura, sviluppando in tal senso una riflessione sulle pratiche pedagogiche da adottare per la formazione degli studenti. Le rielaborazioni critiche delle opere studiate, infatti, consentono di mettere in campo un’indagine che tiene conto tanto degli aspetti materiali quanto di quelli immateriali che hanno influenzato la professione dell’architetto.
La parte conclusiva del volume è dedicata a un'intervista di Gigliotti a Fabio Gigone, architetto, docente e ricercatore alla Royal Danish Academy. Questi introduce al contributo del gruppo Salottobuono sulla rivista Abitare, una rubrica intitolata Instructions and Manuals, pubblicata da settembre 2007 a aprile 2011. L’obiettivo era proporre una rappresentazione dei progetti della rivista rinunciando alla pubblicazione dei disegni originali. Partendo dall’interpretazione delle fonti primarie di ogni oggetto o architettura analizzati, il gruppo dava netta predominanza al ridisegno e a una serie di rappresentazioni secondarie, offrendo nuovi punti di vista. Un interessante esperimento pedagogico, riproposto dieci anni dopo da Gigliotti e Rugbjerg ai loro studenti, in cui il ridisegno diviene un processo, una combinazione di componenti, un’operazione sensibile per codificare le informazioni necessarie a descrivere un oggetto o un’architettura sotto forma di linee. Un’indispensabile scelta tra ciò che si vuole includere o escludere nella nuova rappresentazione. Recensione di Salvatore Pesarino
[1] Il DIS è una fondazione senza scopo di lucro che permette di studiare a Copenaghen e Stoccolma.
[2] Angela Gigliotti, Troels Rugbjerg (a cura di), Utzonia: From / To Denmark with Love, LISt Lab, 2020, p. 6.
[3] Jørn Utzon, Eget hus ved Hellebæk, Danmark, in «Byggekunst», n°5, anno 1952, p. 79-83.
[4] Gigliotti, Rugbjerg, op.cit., p. 6.