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︎︎︎    Issue 05                                             Abstracts




STOÀ 05 [Workshop]


Anno II, 3/3, Autunno 2022
ISSN 2785-0293
ISBN 978-88-32072-19-8


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Silvia Franceschini, Valerio Borgonuovo

Riccardo Dalisi Interpersonal Dynamics /  Riccardo Dalisi: dinamiche interpersonali del progetto / Posizioni / pp. 16-25



Attraverso le sperimentazioni didattiche dell’architetto e designer napoletano Riccardo Dalisi, il saggio indaga il workshop come strumento d’insegnamento utile non solo per gli addetti ai lavori, ma capace di aprirsi e di comunicare con un ampio bacino di utenti. L’esempio di Dalisi, in rapporto ai ragazzi della classe sottoproletaria napoletana, permette di osservare la creatività fuori dalle aule universitarie, come risultato del fare, inteso come strumento imprescindibile della comunicazione umana.

Through the didactic experiments of the Neapolitan architect and designer Riccardo Dalisi, the essay investigates the workshop as a teaching tool both for insiders, and capable of opening up and communicating with a large basin of users. Dalisi's example, in relation to the children of the Neapolitan underclass, allows us to observe creativity outside the university classroom, as a result of making, considered as an indispensable tool of human communication.


       


ALICE

Contributive Workshops / Workshop contributivi / Posizioni / pp. 26-37


Partecipazione è stata parola chiave nella pratica dei workshop, ma dagli anni Ottanta in poi il neoliberismo si è appropriato del termine, svuotandolo progressivamente di significato ed efficienza, nascondendovi alle spalle progetti non realmente inclusivi né sostenibili. Un cambio lessicale, direzionato verso il termine contributo, e quindi verso la pratica attuata da ALICE dei laboratori contributivi, può rendere il workshop reale infrastruttura per una rete di saperi e competenze collaborative fra più attori. Fondamentale è l’accettazione di un’autorialità condivisa e del confronto con contraddizioni e dissensi.

Participation has been the key word in the practice of workshops, but from the 1980s onwards neoliberalism exploited the term, progressively emptying it of meaning and efficiency, hiding behind it projects that are not truly inclusive or sustainable. A lexical change, directed towards the term contribution, and therefore towards the practice of contributive workshops implemented by ALICE, can make the workshop a real infrastructure for a network of collaborative knowledges and skills between multiple actors. The acceptance of a shared authorship and of the confrontation with contradictions and dissensus is fundamental.


       


Ideario
Gili Merin

Workshop / Workshop / pp. 38-57, 152

 
La fotografia è uno strumento critico non solo capace di descrivere un ambiente, una situazione, di tracciare un’immagine, ma di ampliare il nostro sguardo e le nostre riflessioni. Partendo da questa considerazione, topo.graphicsè un progetto nato nell’alveo di due esperienze significative: la scuola di architettura del Negev e la Vienna Summer School. I workshop intensivi qui tenuti, anche se in ambienti molto diversi, sono esercizi di osservazione sulla città come topografia e dell’immagine come struttura narrativa.

Photography is a critical tool, not only capable of describing an environment, a situation, of tracing an image, but of amplifying our gaze and our reflections. Starting from this idea, topo.graphics is a project born within the framework of two significant experiences: the Negev School of Architecture and the Vienna Summer School. Although in very different contexts, the intensive workshops, held here, are exercises to investigate the city as topography and the image as narrative structure.


        


Alberto Pottenghi

Esercizi di Empatia / Exercises of Empathy / Corrispondenze / pp.58-71


I Building reality workshops, laboratori di autocostruzione tenuti all’AAM dell’USI in collaborazione con Francis Keré, cercano di unire la conoscenza strumentale, ovvero trasferibile da docente a studente, a quella esistenziale, basata invece sull’apprendimento spontaneo delle materie del mondo e della vita. Mettono a fuoco la qualità immersiva della pratica dei workshop, per formare architetti che sappiano, con empatia, confrontarsi con il quotidiano e interpretare le esigenze di luoghi e comunità anche lontani dalla propria esperienza.

The Building reality workshops, self-construction workshops held at the AAM of USI in collaboration with Francis Keré, seek to combine instrumental knowledge, transferable from teacher to student, with existential knowledge, based instead on the spontaneous learning of the subjects of the world and life. They focus on the immersive quality of the practice of the workshops, to train architects who know how to deal with the everyday life, with empathy, and interpret the needs of places and communities even far from their own experience.


        


Assemble

Joint Effort / Azione collettiva / Corrispondenze / pp. 72-81


Assemble è un collettivo multidisciplinare nato da un workshop, che si focalizza sulla collaborazione anche nella pratica professionale. In questo testo coglie l’occasione per riflettere sulla potenzialità del workshop dentro – ma anche fuori – la didattica, attraverso la presentazione dei suoi cinque componenti come cinque personaggi, ciascuno definito dal suo ruolo e dalla sua esperienza nell’attività del workshop: il professionista, l’insegnante, lo studente, il workshopee e infine il partecipante.

Assemble is a multidisciplinary collective that began as a workshop, focusing on collaboration also in professional practice. In this text, they take the opportunity to reflect on the potential of the workshop inside – but also outside – the didactic activity, through the presentation of the five components of the collective as five characters, each defined by his role and his experience in the activity of the workshop: the Practitioner, the Teacher, the Student, the Workshopee and finally the Participant.


       


Silvia Cipelletti, Ila Bêka, Louise Lemoine

Osservazione sensibile / Sensitive Observation / Corrispondenze / pp. 82-95



 Insoddisfatti dalla tradizionale rappresentazione dell’architettura, il duo di registi Bêka e Lemoine ha fatto dell’osservazione sensibile il fondamento della propria pratica, tra cinema, arte e antropologia. In conversazione con Silvia Cipelletti riflettono sul ruolo preponderante che il workshop ha assunto nella loro attività didattica, in cui condividono un’esperienza intensamente condensata nel tempo e nello spazio con i propri studenti. Coltivando il dubbio e la divagazione cercano di trasmettere loro lo spirito critico di osservazione dello spazio e delle pratiche dell’abitare, tramite la visione incrementata dal medium del film.

Dissatisfied with the traditional representation of architecture, the director duo Bêka and Lemoine assume sensitive observation as the foundation of their practice, between cinema, art, and anthropology. In conversation with Silvia Cipelletti, they reflect on the preponderant role that the workshop format assumed in their teaching activity, in which they share an experience intensely condensed in time and space with their students. Cultivating doubt and digression, they try to develop in them the critical spirit of observation of space and living practices, through vision enhanced by the medium of film.


       


Gianfranco Bombaci, Matteo Costanzo, Fabrizio Ballabio

 Il Workshop ci ha salvati / Workshop saved us / Rapporti / pp. 96-107



Ricalcando le proprie esperienze, Bombaci e Costanzo tracciano anche l’uso e l’influenza del workshop a partire dagli anni Novanta. Organizzatisi in collettivi e laboratori, come risposta alla crisi dell’insegnamento, gli architetti ritrovano nel workshop uno strumento di salvezza dalla rigidità accademica e mezzo primario di espressione e condivisione di saperi e pratiche. Il workshop viene definito dalla sua limitazione, di tempo, spazio, approfondimento, mezzi e partecipanti; la sua potenza espressiva sta nella capacità di aprire la conoscenza e scombinare le certezze acquisite.

Tracing their own experiences, Bombaci and Costanzo also outline the use and influence of the workshop since the 1990s. Organized in collectives and workshops, as a response to the teaching crisis, architects find in the workshop format a tool of salvation from academic rigidity and a primary means of expression and sharing of knowledge and practices. The workshop is defined by its limitations, of time, space, depth, means and people; its expressive power lies in the ability to open the knowledge and mess up the certainties acquired.


       


Benoit Burquel, Thaïs de Roquemaurel, Martin Dumont

Real Estate Architecture / Real Estate Architecture / Rapporti / pp. 108-119



I tre membri di Real Estate Architecture propongono in questo testo una selezione di documenti – alcuni frammenti di diario di bordo, disegni, foto e tavole di archivio – raccolti durante alcune summer school, con l’obiettivo di far emergere le dinamiche interne dei propri workshop. Per riflettere non solo sulle potenzialità, ma anche sulle criticità di questo tipo di esperienze.

In this text, the three members of Real Estate Architecture propose a selection of documents - fragments of logbooks, drawings, pictures, and archive sheets - collected during different summer schools, with the aim of bringing out the inner dynamics of their workshops. Reflecting not only on the potential, but also on the critical issues of this type of experience.


       


Manuel Orazi

Preparare Strumenti / Preparing Tools / Corrispondenze / pp. 120-133



Il saggio indaga la figura di Giancarlo De Carlo nel ruolo di studente-apprendista, connesso a quello di maestro. La formazione e la struttura del suo insegnamento s’intrecciano in esperienze, incontri, pubblicazioni, che confluiscono nell’ILAUD (International Laboratory of Architecture and Urban Design), un laboratorio capace di andare oltre le caratteristiche mancati dell’accademia italiana, come un rinnovato intreccio architettura-urbanistica, la necessità di un confronto internazionale e una nuova definizione del ruolo dell’architetto.

The essay investigates the figure of Giancarlo De Carlo as a student-apprentice, connected to his figure as a master. His training and the structure of his teaching are interwoven in experiences, meetings, publications, which converge in the ILAUD (International Laboratory of Architecture and Urban Design), a laboratory capable of going beyond the missing characteristics of the Italian academy, such as a renewed intertwining of architecture and urban design, the need for international debate and a new definition of the role of the architect.


       
       

Fabrizio Ballabio, Lorenzo Giordano

Sull’opportunità di un manifesto: il terreno comune della Porto Academy / Towards a Manifesto. The Common Ground of the Porto Academy / Tracce / pp. 134-141



L’esperienza di Porto Academy è stata negli anni un importante punto di riferimento nel panorama architettonico e didattico. Attraverso il confronto con i suoi fondatori, Amélia Brandão Costa e Rodrigo Costa Lima, emerge la necessità per l’evento di essere un momento di confronto apertotra architetti invitati e studenti, per costruire un’esperienza parallela alla didattica tradizionale. Il suo rinnovamento risiede nella definizione di un campo largo sul progetto, un costante dialogo tra pratica e insegnamento.

Over the years, the Porto Academy experience has been an important reference point in the architectural and educational panorama. Through discussion with its founders, Amélia Brandão Costa and Rodrigo Costa Lima, emerges the need for the event to be a moment of open confrontation between invited architects and students, to build a parallel experience to traditional didactics. Its renewal lies in the definition of a wide field on the project, a constant dialogue between practice and teaching.





Andrea Iorio, Vincenzo d’Abramo

La dissipazione necessaria: WAVe e le esplorazioni progettuali / The Need for Dissipation. Design Explorations at the WAVe / Tracce / pp. 142-151



Il workshop di architettura W.A.Ve., organizzato presso l’Università Iuav di Venezia, è un evento annuale che connette studenti e architetti locali e internazionali. A partire dalla sua formazione, W.A.Ve. costituisce un’esperienza che racchiude didattica, in quanto inserito nel corso di studi, formazione e ricerca, indagando temi della nostra contemporaneità. In conversazione con Carlo Magnani e Alberto Ferlenga vengono tracciati gli elementi fondanti e caratterizzanti questa esperienza e i suoi possibili futuri.

The W.A.Ve. architecture workshop, organised at the Università Iuav di Venezia, is an annual event that connects local and international students and architects. Starting from its formation, W.A.Ve. constitutes an experience that combines didactics, as part of student’s curriculum, training, and research, investigating themes of our contemporaneity. The conversation with Carlo Magnani and Alberto Ferlenga explores the founding and characterising elements of this experience and its possible futures.


        












STOÀ Journal
Strumenti per l’insegnamento della progettazione architettonica
2021 - Published by Thymos Books
ISSN  2785-0293